Tassazione Criptovalute 2026: 26% o 33%? La verità sulla Nuova Legge di Bilancio


TL;DR:
- La Legge di Bilancio 2026 introduce una doppia aliquota fiscale.
- Confermata l’aliquota agevolata al 26% solo per gli E-Money Token (stablecoin Euro).
- Per Bitcoin e altre cripto-attività l’aliquota salirà probabilmente al 33% (o 30%).
- Addio alla soglia di esenzione dei 2.000 euro: tassazione dal primo centesimo.
- Obblighi di monitoraggio rafforzati con l’adozione della direttiva DAC8.
Le notizie che circolano sulla tassazione delle criptovalute nel 2026 sono spesso contraddittorie. Si parla di “riduzione”, ma la realtà normativa che emerge dalle bozze della Legge di Bilancio è più complessa e nasconde un’insidia per molti investitori. Il legislatore ha deciso di abbandonare l’approccio unico, creando una distinzione fondamentale tra le tipologie di asset digitali.
Comprendere questa biforcazione è essenziale: trattare Bitcoin come una stablecoin nella propria dichiarazione dei redditi potrebbe costare caro. La riforma mira a premiare gli strumenti regolamentati europei (MiCAR) penalizzando invece gli asset volatili e speculativi.
La grande novità: aliquota al 33% per Bitcoin e Altcoin
La notizia più rilevante, e forse meno gradita, è l’aumento della pressione fiscale sulla maggior parte del mercato. Mentre fino al 2025 tutte le plusvalenze sono tassate al 26%, dal 1° gennaio 2026 l’aliquota base per le “altre cripto-attività” (inclusi Bitcoin, Ethereum e la gran parte degli altcoin) è destinata a salire.
Le ultime discussioni parlamentari indicano un assestamento dell’aliquota al 33%, una via di mezzo tra l’attuale regime e il ben più punitivo 42% ipotizzato inizialmente. Questo aumento di 7 punti percentuali impatta direttamente sul rendimento netto degli investimenti a lungo termine, rendendo urgente una valutazione del proprio portafoglio prima della fine dell’anno fiscale corrente.
Chi si salva? Il regime agevolato per gli E-Money Token
Dove nasce quindi l’equivoco della “riduzione”? Dal trattamento riservato ai cosiddetti E-Money Token (EMT), ovvero le stablecoin ancorate a una valuta ufficiale (come l’Euro) ed emesse nel rispetto del regolamento europeo MiCAR.
Per questi specifici asset, il legislatore sembra intenzionato a mantenere (o ridurre rispetto alla minaccia del 42%) l’aliquota al 26%. L’obiettivo è chiaro: incentivare l’uso di strumenti di pagamento digitali regolamentati e trasparenti, disincentivando al contempo l’uso di stablecoin non conformi o denominate in altre valute senza le dovute autorizzazioni.
Attenzione alla franchigia dei 2.000 euro
Un dettaglio tecnico che rischia di passare inosservato è la possibile eliminazione della franchigia. Fino a oggi, le plusvalenze inferiori a 2.000 euro complessivi annui erano esenti. Con la nuova impostazione, ogni plusvalenza, anche minima, diventerebbe fiscalmente rilevante.
Questo scenario impone una precisione contabile assoluta. Non sarà più possibile ignorare i piccoli guadagni: ogni transazione dovrà essere tracciata e calcolata al centesimo. Per chi opera con volumi elevati di micro-transazioni, il supporto di esperti come il team di Gruppo AQ diventa non più un optional, ma una necessità operativa per evitare errori di calcolo.
Monitoraggio e DAC8: il Fisco vede tutto
Parallelamente alle aliquote, cambia il perimetro del controllo. Il 2026 segnerà la piena operatività della direttiva europea DAC8, che impone ai provider di servizi crypto (exchange) di comunicare automaticamente le transazioni degli utenti alle autorità fiscali nazionali.
Il quadro RW non sarà più una “autodichiarazione” basata sulla buona fede, ma un documento che l’Agenzia delle Entrate potrà incrociare in tempo reale con i dati ricevuti dalle piattaforme. La mancata corrispondenza tra quanto dichiarato e i flussi reali farà scattare controlli automatici. La trasparenza diventa l’unica strategia difensiva efficace.
Conviene vendere prima del 2026?
Di fronte all’aumento dell’aliquota al 33%, la domanda sorge spontanea: conviene liquidare le posizioni entro il 31 dicembre 2025 per bloccare la tassazione al 26%? La risposta non è univoca.
Vendere significa realizzare la plusvalenza e pagare subito le tasse, riducendo il capitale composto disponibile per il futuro. Mantenere l’asset significa posticipare il pagamento, ma accettare un’aliquota futura più alta. La consulenza finanziaria di Gruppo AQ può aiutarti a simulare i due scenari, valutando variabili come l’orizzonte temporale dell’investimento e le aspettative di crescita del mercato, per trasformare l’incertezza normativa in una scelta strategica consapevole.
In breve
- La Legge di Bilancio 2026 distingue tra stablecoin Euro e altre criptovalute.
- E-Money Token (MiCAR) tassati al 26%.
- Bitcoin, Ethereum e altre crypto tassate al 33% (o più).
- Probabile cancellazione della soglia di esenzione di 2.000 euro.
- Arriva lo scambio automatico di informazioni (DAC8) tra exchange e Fisco.
Lo sapevi che
- Il termine “Fiat”, usato per le valute tradizionali, deriva dal latino e significa “sia fatto”, indicando denaro creato per decreto governativo.
- Si stima che circa il 20% di tutti i Bitcoin esistenti sia andato perso per sempre a causa di chiavi private smarrite.
- La prima “Blockchain” concettuale è stata descritta nel 1991, molto prima della nascita di Bitcoin nel 2008.
- L’Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di ATM (sportelli automatici) per criptovalute.
- Esistono criptovalute “peggate” (ancorate) non solo a valute, ma anche all’oro o ad altri asset fisici.
- La tassazione delle criptovalute varia enormemente nel mondo: dal 0% in Portogallo (sotto certe condizioni) al 55% in Giappone.
FAQ
- Se ho stablecoin in Dollari (es. USDC), pagherò il 26% o il 33%?
Stando alle bozze attuali, l’aliquota agevolata del 26% si applica solo agli E-Money Token collegati all’Euro. Le stablecoin in dollari potrebbero ricadere nell’aliquota ordinaria maggiorata del 33%.
- Posso ancora usare la rideterminazione del valore (affrancamento)?
È probabile che venga riaperta una finestra per rideterminare il valore al 1° gennaio 2026, pagando un’imposta sostitutiva. Questa potrebbe essere la via di fuga migliore per chi ha grandi plusvalenze latenti.
- La direttiva DAC8 riguarda anche i wallet privati (ledger)?
La DAC8 obbliga gli intermediari (exchange, custodial wallet) a comunicare i dati. I wallet privati (non-custodial) non hanno intermediari, ma rimane l’obbligo per il contribuente di dichiararli nel quadro RW.
- Cosa succede se non dichiaro nulla nel 2026?
Con l’arrivo dello scambio automatico di informazioni, il rischio di accertamento diventa altissimo. Le sanzioni per omessa dichiarazione di investimenti all’estero sono severe e non conviene rischiare.
- I guadagni da staking sono tassati al 33%?
Sì, i proventi da staking sono considerati redditi da capitale o diversi a seconda dell’interpretazione, ma seguiranno quasi certamente l’aliquota della criptovaluta sottostante (quindi 33% per la maggior parte).
- Gruppo AQ può gestire la mia dichiarazione crypto?
Certamente. Gruppo AQ dispone di specialisti fiscali aggiornati sulle ultime normative MiCAR e TUIR per gestire il calcolo delle plusvalenze, il monitoraggio RW e l’eventuale rideterminazione del valore.





